BONACCORSI RAVELLI
Scudo: sannitico
Arma: d’oro, alla croce d’azzurro, accompagnata nel cantone sinistro del capo da una corona da principe elettore e nel cantone destro della punta da una lettera R d’azzurro.
Corona: da conte
Decorazioni cavalleresche: il collare dell’Ordine di San Michele intorno allo scudo, a destra la decorazione dell’Ordine di Firedog, l’Ordine della Corona Eracliana, a sinistra la decorazione dell’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire e dei Templari.
Tenenti: un arcangelo Michele a sinistra ed un arcangelo Gabriele a destra reggenti lo scudo
Mantello: di rosso cremisi, orlato e e frangiato d’oro, foderato d’ermellino, raccolto da una corona da principe elettore
Motto: Lux veritas domines
Hanno diritto allo stemma i discendenti legittimi e naturali dell’intestatario, il fratello ed il compagno/a.
Scudo: Sannitico
Arma: spaccato di 1 e partito di 3: nel 1° d’argento, al cerbero di nero;
nel 2° di verde, al castello con tre torri al naturale, aperto e finestrato del campo, posto su due rocce al naturale;
nel 3° d’argento, all’aquila di nero;
nel 4° d’azzurro all’isola al naturale in mezzo ad un mare dello stesso;
nel 5° d’oro, alla fascia ondata d’azzurro, accompagnata da tre rose di rosso, bottonate d’argento e fogliate di verde,
1 in capo, due in punta; nel 6° di rosso, al corvo di nero;
nel 7° di sanguigno, alla montagna di tre cime di verde;
nel 4° d’oro, al leone di nero;
nell’8° d’oro, al leone di nero.
Sul tutto uno scudetto di nero, caricato da due pastorali al naturale in decusse.
Sul tutto del tutto d’oro alla croce d’azzurro, accantonata da un dragone cinese in banda,
da una corona bizantina,
dal piumaggio della corona Pahlavi di Persia e
da una palma Saud
Discendente del casato è Radames Bonaccorsi Ravelli
Nato nel 1970 a Bergamo, Radames Bonaccorsi Ravelli si diploma presso l’Istituto Paleocapa in chimica alimentare. Per alcuni hanno ha prestato servizio al “Chewing Gum Bar” di Stezzano, fino al giorno della grande svolta, di fatti a 28 anni emigra a Londra, città nella quale dopo una serie di occupazioni ancora nel settore della ristorazione, ottiene un dottorato laureandosi come psicoterapeuta. Alterna la nuova attività con quella di responsabile di cassa alla Delicatessen Italian Glutton. Ulteriori studi lo portano poi, a specializzarsi in psicoterapia del linguaggio per malati terminali. Tuttora lavora nell’ambito del National Health Service (Sistema Sanitario Pubblico) di Londra, come assistente sociale, consulente psicoterapeuta e terapista per pazienti che hanno problemi mentali o malattie terminali. Attualmente rappresentante sindacale della Unison (the public service union), il più grande sindacato del Regno Unito.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bonaccorsi
Storia del Casato
La storia della famiglia Bonaccorsi Antica famiglia toscana risalente almeno al V secolo nel nord Italia e sopravvissuta fino ai giorni nostri. I Buonacorsi (anche Buonaccorsi, Bonacorsi o Bonaccorsi) sono parenti e discendono dal marchesato di Casa di Canossa, discendenti diretti del re Teodorico III. (Alcuni “ricercatori” credono che ciò identificherebbe la famiglia come discendente dalla Casa Reale di David, a volte indicata come Desposyni o Rex Deus – nota: tale affermazione è molto controversa e non ci sono prove provate a sostegno che sostengono) Il nome Buonacorsi deriva da buona = buono, e corso = corso, sentiero o ruscello. Il titolo di marchese (marchese in italiano) si applica al nobile che controlla una marcia, un corso o un percorso militarmente importante. Una nota interessante è che Michelangelo Buonarroti (buona = buono, rotta = percorso o rotta) anch’essi sono parenti del marchesato di Canossa. Il nome della famiglia Buonacorsi è da ricondurre a Buonacorso Marcantonio 480 d.c. Da circa 700 anni la Famiglia Bonaccorsi rimane lontana dai riflettori principali. Si hanno solo poche informazioni dal documento di matrimonio. Si sposarono a potenti famiglie, i Rurik, i Bizanzio, i Nel 1400 il Principe Bonaccorsi fu eletto Ambasciatore alla Corte dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ruperto, Duca di Baviera. Mentre era in quella posizione, salvò la vita dell’Imperatore sventando un complotto avvelenato istigato dal Duca di Milano. Nel 1401 il Buonaccorso continuò a compiere con successo una missione pericolosa per l’Imperatore, dopo di che Ruperto proclamò “Ti darò un emblema dal mio stesso stemma: il leone d’oro che potresti includere tra i tuoi stemmi. E io nobilito tu, i tuoi fratelli e la tua discendenza». Il Buonaccorso ne fu tanto commosso che procedette a comporre il seguente sonetto: “Questo anno in corso di quattordici uno, Re Ruperto, nella sua città di Trento, Decretato che il mio scudo potrebbe d’ora in poi presente Un suo stemma: Il leone d’oro rampante e, su di esso, Causato per essere scritto in un documento I nomi dei miei fratelli e il mio con il suo assenso Così ognuno di noi potrebbe portare il leone su Il suo campo ondulato. Da lì viene il nostro privilegio, Con durevoli brevetti di nobiltà, Portare coraggiosamente questo simbolo sulle nostre braccia Ovunque siano tali emblemi araldici Borne: qui o in altri regni,
E per tenere la terra dai re in pagamento. Quindi, figli e fratelli, coltivate nobilmente Virtù come si addice alla nostra nuova proprietà.” Questo racconto, tratto dal diario personale di Pitti, corrisponde molto bene al seguente diploma di nobiltà rinvenuto negli archivi di Venezia (da Heraldisch Genalogische Zeitsschrift, Jan, 1871) [1]: Lettera di Familiaritas di Bonacorsi e dei suoi fratelli, e che possono portare uno stemma. Ruperto, per grazia di Dio Re dei Romani, sempre Augusto, ai nobili, gli stimati Pietro, Francesco, Bartolomeo ed Elia Bonacorsi, fratelli della stessa famiglia Bonacorsi e stimati figli del defunto Nerone, da me fedelmente amati e del Sacro Impero: Sia il favore reale e ogni bene. Benché giustamente esista una munificenza regale e liberale verso tutti i fedeli del Sacro Impero, a causa di una certa clemenza generale che gli è propria, tuttavia, dovrebbe estendere più riccamente i doni della sua generosità a coloro che la reputazione dimostra più solennemente che essi hanno lavorato con più fervente zelo per gli onori speciali del Sacro Impero. Quindi, perché riguardo alla costanza della lealtà e agli utili servizi di sincera fedeltà, che tu, Bonacorsi, hai fedelmente dimostrato a noi e al Santo Impero, tu e i tuoi fratelli sopra iscritti dovevi mostrarci qualcos’altro. Pertanto, ammettiamo gentilmente te e chiunque della tua famiglia nella nostra amicizia e ti aggiungiamo alla comunità dei nostri amici, con fermo riconoscimento, riconoscendo che godi e ti rallegri di tutti i privilegi, prerogative, favori e libertà individuali ovunque desideri , che gli altri nostri amici godono come desiderano, per sempre, in tutte le cose, e che in tutti i tuoi affari individuali e in quelli che ti spettano, implori la corona reale con piena fede. Inoltre concediamo questo speciale favore della nostra regale munificenza di maestà di cui sopra per autorità regia per il momento, sia a te che a chiunque della tua famiglia, e a quelli legittimamente discendenti da te, che tu e chiunque della tua famiglia dovreste liberamente portare e indossare per l’esecuzione di ostentazione militare in guerre, tornei e quant’altro ovunque atti militari, uno stemma raffigurato rispetto alla sua circonferenza e colori di conseguenza nell’opera del pittore, con figure speciali nelle sue immagini, con qualsiasi impedimento completamente rimosso, con le braccia di tutti gli altri sempre conservate. La forma e la figura di questo stemma contiene onde alternate bianche e nere e attraverso la lunghezza dello scudo un leone rampante d’oro con una corona rossa e artigli rossi come è raffigurato nella sua stessa forma nella foto qui sotto.
Testimoni di questo documento sono il Venerabile Federico, Arcivescovo di Colonia, Arcicancelliere del Sacro Romano Impero in tutta Italia, Rabano, Vescovo di Spirensis, Corrado de Soltano, Vescovo di Verden, i nobili Emicho, Conte di Lynnigen, Maestro della Curia reale, Guther, conte di Scwarzburg, Friederich, figlio maggiore di Morse e conte di Sarwerde, l’onorevole Enrico, superiore della chiesa di San Severino, Colomanus Albert Goletus e Colbo de Buchart, soldati, Nicloaus Buman, protonotario della Royal Curia , Johann de Stamenstorff et Johann de Empache, Canonici della Chiesa di Trento, Bertholdus de Novadomo, Rabanus de Helmstat e Dieter Betendorffer, a testimonianza di questa lettera con l’aggiunta del Sigillo di Nostra Maestà Reale. Dato a Trento, giorno quindicesimo del millesimo quattrocentesimo anno di Nostro Signore, durante il primo anno del nostro regno. Per ordine del Signore Re, Johann Winheim Il figlio di Buonaccorso, Luca di Buonacorso, costruì il Palazzo Pitti, a Firenze. Il fratello del Buonaccorso, Bartolomeo, fu gonfaloniere di Pistoia nel 1417. Giovanni, figlio di Bartolomeo, ricoprì lo stesso incarico nel 1446. La famiglia Buonacorsi (e tutti gli eredi generali) ricevette in seguito il titolo di Conte Palatino, per diploma di Papa Leone X 25 dic 1514. , prima investitura nell’Ordine di Santo Stefano 1689, Patrizi di Pistoia 14 aprile 1755. Un Buonacorsi del XVI secolo fu cancelliere del duca Guglielmo IV di Baviera (1493-1550). La sua progenie andò al servizio dei sovrani italiani e tornò al cognome originario di Bonacorsi in Italia. Divennero patrizi della città di Pistoia (situata in provincia di Florenz-Lucca), dopo di che aggiunsero Pistoia al titolo. Stato attuale: Il genealogista Hansbuch des in Bayern immatrikulierten Adels come estinto, essendo stato spazzato via dal regime nazista. Questo ramo bavarese della famiglia è estinto, i discendenti sono la figlia di Simone Bonaccorsi Caterina Bonacorsi, che sposò il Principe Elia Isidoro Duca d’Idro. L’ultimo membro della Famiglia Bonacorsi vive ancora a Bergamo, tuttavia, come risulta dal diploma originale di cui sopra, tutti i discendenti hanno diritto al titolo originale di Buonacorsi. Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia abolì i titoli nobiliari poiché il titolo di Conte Palatino era papale, e poiché i titoli papali non furono mai aboliti. A Bergamo vive ancora il rappresentante ufficiale della Famiglia Bonaccorsi, Sua Altezza dà alla luce due figli SAS il Principe Radames, il rappresentante della famiglia paterna Preposopulos-Bonacorsi-Ravelli, SAS il Principe Radames è il rappresentante ufficiale di entrambe le famiglie Bonaccorsi e Ravelli-Preposopulos .
Ai discendenti della famiglia Bonaccorsi è stato dato formale riconoscimento di appartenere alla famiglia Merovingia, alla famiglia Rurick, alla famiglia Qing, alla famiglia Bin Saud, alla famiglia Qajar, discendenti della famiglia reale di Ramses II e della famiglia imperiale del Giappone.
Tutti stati provati con documento dall’attuale capo della famiglia e dal suo titolo nobiliare sono ; Sua Altezza Serenissima Principe di San Michele, Principe di San Stefano di Romanov Principe di Reus, Principe Elettore del Sacto Romano impeto ,Principe di Bensberg, Principe di Rosenstani, Principe Principe di Frombork, Principe di Plze, Principe di Haung Principe di Waldeck, Principe di Esztergom, Duca di Idro,
Conte di San Pietro,Conte di Cracovia, Conte di Eyczing, Conte di Comacchio, Conte di Moraschini, Conte di Costantinopoli, Conte di Giris, Conte di Krasnodar, Barone di Montagny , Barone di Milly, Barone di Champagny, Barone di Sourzy, Barone di Maevel, Barone di Cicciano, Barone di Schönbrunn, Barone di Waterford, Nobile di Bergamo, Patrizium di Roma, Patrizium di Bologna.
Famiglia bergamasca era De Preposulo. Esso è rimasto fino ad oggi nello stemma espresso da due sigle, ed anche nell’uso, specialmente in lingua latina, fino al secolo XVIII. Il cognome oggi usato, proviene probabilmente, da Ottopasso De Preposulo (1190), oppure da Pietro, detto Pazzo (1148). Un prezioso codice, donato alla Bibilioteca Civica di Bergamo dal compianto conte Cesare Camozzi Vertova e intitolato: Inventario delle insegne ovvero arme di Bergamo, contiene in fine una raccolta di registri e di documenti autenticati, formata allo scopo di dimostrare l’antichità e la nobiltà della famiglia, e la falsità della leggenda che poneva l’origine di essa in un mandriano disceso in Bergamo nel secolo XIV da una giogaia dei monti di Premolo chiamata Pas ossia Passo (valico), e perciò denominato Del Pas. In documenti dell’Archivio Capitolare, di quello Vescovile e di quello di Astino, son ricordati nell’anno 996 Pietro, …
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